2 giugno 2007


Ho avuto fortuna.Tanta gente mi dice che non dovrei essere qui,che dovevo nascere in America o almeno in una metropoli del Bel Paese.Invece no.Sono così perchè sono qui.Altrove sarei cresciuta in maniera diversa e oggi, probabilmente,sarei felice di lavorare in un posto qualsiasi per vivere come fanno tutti. Qui c'è stato tutto come niente.Il tutto mi ha ispirata.Il niente mi ha spinta ad agire. Mio nonno materno si chiamava Ringo.Per via del suo vestire alla John wayne.Stivaletto nero a punta,cappellaccio cow-boy e foulard al colo.Sempre.Ha fatto fortuna raccogliendo tutto ciò che la gente buttava via.Questa è la mia origine.E il primo punto a mio favore.Mia madre era di una bellezza unica.E amava travestirsi,trasgredire.c'è una foto di lei e mio nonno che ho sempre in mente.Entrambe sembravano usciti da un film western e lei è tutta frange,stivali e trecce lunghe.Questo è il mio esempio.E direi la seconda fortuna.Quando ero alle superiori mi vestivo come fosse ogni giorno carnevale e tra le mie performance una volta ero una squaw.Non che questo mio essere un sopra le righe non mi comportasse già al tempo qualche problemino,ma mi ha resa anche più convinta.Mio padre era ed è ancora oggi un ottimo fotografo.E grazie a lui ho potuto più vedere che immaginare.La mia terza fortuna direi!Ho attraversato tante fasi di stile nella mia adolescenza,fino ai 20 anni o poco più.Poi,l'imbarazzo che suscitavo al mio fidanzato era un motivo di discussione eccessivo e pian piano sono arrivata ai pantaloni larghi e le felpe.Non dò la colpa a lui.ma solo a me stessa,rendendomi conto che a volte la mia stravaganza poteva risultare pesante per chi mi era accanto e gradiva meno sguardi addosso...La normalità mi ha stancata abbastanza in fretta ed ho ripreso a cercare l'alternativa.E' che non mi sentivo me stessa.Nel mentre,però,mi ero disfatta del mio armadio fiori e lustrini,trasformandolo in una colonna di dolcevita nere e una colonna di jeans scuri.Non perchè,ma non ho mai amato il denim chiaro! E mi sono ritrovata a dover cercare in giro per ricomporre tutto ciò che avevo distrutto.Le giornate di shopping con le amiche mi vedevano tornare a casa delusa e a mani vuote.Avevo perfettamente impresso nella mente quello che volevo,ma non era da nessuna parte!Il mio è un paese commerciale.Ci sono più negozi che case,oltre ad un mercato esagerato.Ma quello che desideravo era tutt'altro!Ed ho iniziato a considerare l'ago e il filo.A desiderare una macchina per cucire.A provare ad assemblare e ricomporre.E non riesco più a smettere.più che indossare le mie creazioni,le ho vendute, riscuotendo grande successo e ricevendo richieste di collaborazioni in altre grandi città.Ma ero felice così.Non sentivo il bisogno di nient'altro.Ed ho rifiutato.Oggi me ne pento,perchè mi manca il giudizio,la critica costruttiva.Chi mi dice che una mia creazione è bella o meno.quando ho iniziato,l'ho fatto nel mio negozio di second hand e lì le conferme arrivavano ogni giorno.l'ho chiuso per il troppo. Troppo lavoro,troppe richieste,troppo poco tempo per fare tutto. E nessuno capace di darmi una mano.Inoltre troppo rumore.Di gente e musica,che mi stancavano più del lavoro stesso.Chi mi incontra, ancora oggi, mi supplica di tornare sui miei passi e aprire di nuovo,ma ho bisogno di spazio.Ancora un di spazio.

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